Spazio donne

vi sono uomini di confine, traghettatori, per altri uomini, verso mondi femminili sconosciuti…!!!

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??? 8 marzo Festa della Donna ???

Il 2013 è stato un anno nero per i femminicidi, con 179 donne uccise, in pratica una vittima ogni due giorni. Rispetto alle 157 del 2012, le donne ammazzate sono aumentate del 14%. A rilevarlo è l’Eures nel secondo rapporto sul femminicidio in Italia, che elenca le statistiche degli omicidi volontari in cui le vittime sono donne.
Aumentano quelli in ambito familiare, +16,2%, passando da 105 a 122, così come pure nei contesti di prossimità, rapporti di vicinato, amicizia o lavoro, da 14 a 22. Rientrano nel computo anche le donne uccise dalla criminalità, 28 lo scorso anno: in particolare si tratta di omicidi a seguito di rapina, dei quali sono vittima soprattutto donne anziane.
Anche nel 2013, in 7 casi su 10 (68,2%, pari a 122 in valori assoluti) i femminicidi si sono consumati all’interno del contesto familiare o affettivo, in linea con il dato relativo al periodo 2000-2013 (70,5%). Con questi numeri, il 2013 ha la più elevata percentuale di donne tra le vittime di omicidio mai registrata in Italia, pari al 35,7% dei morti ammazzati (179 sui 502), “consolidando – sottolinea il dossier – un processo di femminilizzazione nella vittimologia dell’omicidio particolarmente accelerato negli ultimi 25 anni, considerando che le donne rappresentavano nel 1990 appena l’11,1% delle vittime totali”.

Tre quinti del miliardo di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà sono donne. Dei 960 milioni di analfabeti, due terzi sono donne, ragazze e bambine. Ogni giorno 1.600 donne e più di 10.000 neonati perdono la vita per cause legate alla gravidanza e al parto. 1 donna su 5 nel mondo ha subito una qualche forma di violenza. (UNFPA), Punti di convergenza: cultura, genere e diritti umani)

Istruzione

Sebbene il numero di ragazze che accedono all’istruzione primaria ogni 100 ragazzi nei paesi in via di sviluppo sia cresciuto da 87 a 94 fra il 1990 e il 2005, il Report Onu 2008 sugli Obiettivi del Millennio (in .pdf) rivela che 113 paesi non hanno raggiunto la parità in questo campo. Le percentuali più basse si registrano in aree rurali sub-sahariane dove bambine e ragazze, invece di dedicarsi alla scuola, sono costrette a occuparsi della famiglia e delle mansioni della casa, come la raccolta dell’acqua e della legna per il fuoco. Il rapporto inoltre valuta che solo 18 paesi fra questi riusciranno probabilmente a superare la disparità in tutti i livelli dell’istruzione entro il 2015

Donne e lavoro

Sono un miliardo e duecento milioni le donne che lavorano nel mondo. Nonostante nell’ultimo decennio il numero di lavoratrici sia lievitato quasi del 20% (dal 1997 a oggi 200 milioni unità in più), non sembrano però essere migliorate le condizioni femminili nel mercato del lavoro (dal rapporto “Le Tendenze Globali dell’Occupazione Femminile” marzo 2008 dall’Org. Int.le Lavoro )
Nell’ultimo decennio è scesa in ogni caso (dal 56,1 al 51,7%) la quota di donne impiegate in posizioni vulnerabili, ma il fenomeno rimane particolarmente acuto soprattutto nelle regioni più povere del mondo – con percentuali che superano l’80% in aree come l’Africa sub-sahariana e l’Asia del Sud. Nei Paesi industrializzati, essere a un livello culturale più elevato di quello degli uomini il più delle volte corrisponde a un lavoro di livello più basso e meno retribuito.

Disuguaglianza e tradizione

Un’ulteriore brutale espressione della forza di antiche norme discriminatorie si trova nell’aborto selettivo in funzione del sesso del nascituro e negli infanticidi delle bambine, tuttora diffusi in India e Cina. O, ancora, pratiche coercitive di violazione dei diritti più elementari della donne, come i matrimoni precoci o le mutilazioni genitali femminili, compiute nel rispetto di riti atavici per consacrare il passaggio alla vita adulta. Ancora in uso in alcuni paesi africani, nonostante le leggi che le vietano, vengono condotte spesso in condizioni igieniche discutibili, da persone senza adeguata conoscenza medica. Alla luce della grande influenza di questi retaggi, The State of World Population 2008
l’ultimo report del Fondo della Popolazione delle Nazioni Unite, ha focalizzato l’attenzione sull’importanza di strategie di sviluppo che agiscano sui valori culturali per ridurre le violazioni contro le donne e promuoverne i diritti.

 Violenze

“Una donna su tre è maltrattata, violentata o subisce altre forme di abuso nella sua vita”, ha denunciato il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, lanciando la campagna 2008 UNite to End Violence Against Women. Gli abusi – che vanno dalle violenze domestiche agli omicidi di onore – sono da considerarsi elemento integrante del modello culturale di molti paesi, più o meno avanzati, spesso in assenza di leggi e provvedimenti soddisfacenti per la tutela delle donne. A questi si sommano la pratica del traffico di donne per sesso o altre forme di sfruttamento, nate dalla combinazione di criminalità e povertà. Infine, donne e bambine sono esposte a situazioni di pericolo e gravi violenze durante i conflitti armati. Lo stupro come arma di guerra per demolire le custodi della cultura e della stirpe.
Secondo la Campagna delle Nazioni Unite contro la violenza sessuale in situazioni di conflitto, la stragrande maggioranza delle vittime delle guerre odierne si riscontrano tra i civili, per lo più donne e bambini. Particolarmente le donne possono essere esposte a gravi forme di violenza sessuale, che talora sono messe in atto in modo sistematico allo scopo di ottenere obiettivi militari o politici.
Durante le guerre spesso vengono commessi stupri allo scopo di seminare il terrore tra la popolazione, di disgregare famiglie, di distruggere comunità, e, in alcuni casi, di modificare la composizione etnica della generazione successiva. Talora si fa ricorso allo stupro per contagiare deliberatamente le donne con il virus dell’HIV o rendere le donne appartenenti alla comunità presa di mira incapaci di procreare.
In Ruanda, durante il genocidio protrattosi per tre mesi nel 1994 furono stuprate tra le 100.000 e le 250.000 donne.
Le agenzie delle Nazioni Unite calcolano che più di 60.000 donne siano state stuprate durante la Guerra civile in Sierra Leone (1991-2002), più di 40.000 in Liberia (1989-2003), fino a 60.000 nella ex Yugoslavia (1992-1995), e almeno 200.000 nella Repubblica Democratica del Congo durante gli ultimi 12 anni di guerra.

COSA CI SIA DA FESTEGGIARE NON SI SA ???

TRASFORMIAMO QUESTO GIORNO IN UNA

“GIORNATA DELLA MEMORIA PER LE DONNE”

E PENSIAMO A FESTEGGIARE QUANDO LA CONDIZIONE DELLA DONNA NEL MONDO SIA

REALMENTE POSITIVA !!!

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dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo
adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948

Preambolo

Considerato che i popoli delle Nazioni Unite hanno riaffermato nello Statuto la loro fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell’eguaglianza dei diritti dell’uomo e della donna, ed hanno deciso di promuovere il progresso sociale e un migliore tenore di vita in una maggiore libertà;



dalla LEGGE 25 ottobre 1977 n. 881

(pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 333 del 7 dicembre 1977 – S.O.) 

RATIFICA ED ESECUZIONE DEL PATTO INTERNAZIONALE RELATIVO AI DIRITTI ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI, NONCHÉ DEL PATTO INTERNAZIONALE RELATIVO AI DIRITTI CIVILI E POLITICI, CON PROTOCOLLO FACOLTATIVO, ADOTTATI E APERTI ALLA FIRMA A NEW YORK RISPETTIVAMENTE IL 16 E IL 19 DICEMBRE 1966.

PATTO INTERNAZIONALE RELATIVO AI DIRITTI ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI

PARTE SECONDA

Articolo 3

Gli Stati parti del presente Patto si impegnano a garantire agli uomini e alle donne la parità giuridica nel godimento di tutti i diritti economici, sociali e culturali enunciati nel presente Patto.

PARTE TERZA

Articolo 7

Gli Stati parti del presente Patto riconoscono il diritto di ogni individuo di godere di giuste e favorevoli condizioni di lavoro, le quali garantiscano in particolare:

a) la remunerazione che assicuri a tutti i lavoratori, come minimo:

I) un equo salario ed una uguale remunerazione per un lavoro di eguale valore, senza distinzione di alcun genere; in particolare devono essere garantite alle donne condizioni di lavoro non inferiori a quelle godute dagli uomini, con una eguale remunerazione per un eguale lavoro;

II) un’esistenza decorosa per essi e per le loro famiglie in conformità delle disposizioni del presente Patto;

b) la sicurezza e l’igiene del lavoro;

c) la possibilità uguale per tutti di essere promossi, nel rispettivo lavoro, alla categoria superiore appropriata, senza altra considerazione che non sia quella dell’anzianità di servizio e delle attitudini personali;

d) il riposo, gli svaghi, una ragionevole limitazione delle ore di lavoro, e le ferie periodiche retribuite, nonché la remunerazione per i giorni festivi.

PATTO INTERNAZIONALE RELATIVO AI DIRITTI CIVILI E POLITICI

PARTE SECONDA


Articolo 3

Gli Stati parti del presente Patto s’impegnano a garantire agli uomini e alle donne la parità giuridica nel godimento di tutti i diritti civili e politici enunciati nel presente Patto.

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Sulla legge 19 febbraio 2004, n. 40
“Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”

(prima parte)

 

Quest’articolo arrivando dopo il referendum sulla legge 40 può servire come ulteriore riflessione, poiché, in ogni caso, la legge dovrebbe almeno essere ripensata da tutta la società civile e dalle forze parlamentari soprattutto dopo la lettera inviata a Ciampi da un centinaio di ricercatori e da probabili ricorsi alla corte costituzionale per risolvere le varie contraddizioni in seno alla legge.

 

Le prime considerazioni che si possono fare sulla legge 40 sono di questo tipo:

 

La legge, voluta fortemente dalla chiesa e da una parte del parlamento e della società, non ha avuto un gran dibattito di tutta la società civile, com’è avvenuto in Inghilterra e in Francia.

Di quali valori e criteri il legislatore avrebbe dovuto tener conto nella stesura della legge, dei cattolici, d’altre confessioni, o avrebbe dovuto cercare un bilanciamento tra valori etici differenti, per cui il percorso di realizzazione della legge avrebbe dovuto essere simile a quello della cost. italiana, creata tramite un gran raggio di forze politiche?

Dobbiamo considerare la difficoltà d’analisi sulla legge che implica riflessioni filosofiche, etiche, politiche, economiche e l’incapacità delle forze politiche di gestire una tal tematica, dovuta anche allo scarso valore di rappresentanza, visti i modi della politica e lo scollamento con la base elettorale.

L’accanimento della chiesa e di alcuni partiti sulla salvaguardia dell’embrione quando poi sembrano non completamente interessati all’uomo, se non in una posizione di facciata o addirittura non agiscono politicamente e socialmente a favore della persona nel modo più efficace, sarebbe stato più coerente affermare solo l’interesse per l’embrione e non per l’uomo o donna che nascerà da esso, gettato spesso nella vita. Vedi i rapporti tra AN e la mafia/camorra e tutti i suoi morti, l’utilizzo della piccola malvivenza per motivi politici e per creare tensione. La chiesa che non si schiera mai con forza contro la mafia e le morti che crea, o in difesa dei milioni di persone che muoiono ogni giorno nel mondo.

Dovremo ricordare le leggi sulla razza del regime fascista, sul controllo della sessualità e la procreazione per la salvaguardia della vita, quando la loro politica era intesa a sopprimere (anche fisicamente) o mandare al confino tutti quelli che non accettavano il loro dettato.

E’ difficile considerare che persone, gruppi, partiti, fedi che hanno interessi differenti da quelli che proclamano possano affrontare con coscienza questo tema, la Chiesa e AN sembrano più interessate a regolare tutto ciò che riguarda la famiglia e la procreazione/sessualità per fini di controllo dei cambiamenti sociali, d’altra parte chi è d’accordo sulla ricerca biotecnologica pare interessato più ai guadagni che possono essere realizzati in questo settore, anche con la brevettazione.

I fautori del “NO” sono interessati a stabilire quando, dopo la concezione, si può parlare d’essere umano o il loro problema rimane quello dell’anima, perché nel dibattito prereferendario quest’ultima idea è stata altamente dimenticata.

Nel caso di interesse verso l’anima del concepito, dal punto di vista etico-morale, pur essendo una legge sostenuta dalla chiesa cattolica romana, è contraria alla vera dottrina cattolica per quanto riguarda il discorso sull’anima al momento della nascita. Bisogna considerare che altri cattolici (protestanti e valdesi) hanno visioni differenti su ciò e sulle tematiche quali la procreazione, l’aborto, l’eutanasia. La religione cattolica inoltre non ha il diritto di copyright sulla fede, esistono altre religioni (tra cui quell’indiana) che credono alla reincarnazione dell’anima, in questo caso non è possibile uccidere spiritualmente l’essere umano, la sua incarnazione sarà soltanto spostata nel tempo. Sulla base del catechismo cattolico si desume, che solo Dio abbia diritti sull’anima dell’uomo e che l’anima non può mai essere uccisa da qualsiasi essere umano, al massimo non si consente l’unione dell’anima all’essere umano.

S. Tommaso afferma che l’anima si unisce al corpo dopo quaranta giorni nell’uomo e 80 giorni nella donna, la scienza (a favore della chiesa nel migliorare la sua dottrina) sostiene che la sensibilità dell’embrione, l’avvio del sistema nervoso, si ha invece dopo quattordici giorni.

Occorrerebbe una riflessione sull’etica del sacrificio e sulla concezione della patologia come norma sociale.

Esistono dubbi in merito anche ai fautori del “SI” sulle discipline biotecnologiche.

La legge non ha ricercato un bilanciamento fra gli articoli costituzionali ma è tutta spostata verso la salvaguardia dell’embrione contro: la madre che ha diritto anch’essa alla tutela della vita anche nell’accezione psicologica, contro la ricerca, contro la fecondazione eterologa, contro la donna minorenne, esseri del medesimo sesso, non valutando la possibilità di concezione della famiglia allargata, per cui possono coesistere dal punto di vista psicologico figure maschili e femminili; per cui considerando gli articoli 2 (del diritto alla vita) e 32 (del nascere sano) si sarebbero date maggiori possibilità nella legge per raggiungere queste finalità.

Sulla base del Trattato europeo art. 12, si potrebbero considerare le discriminanti di questa legge in base alla nazionalità e alle condizioni economiche, per cui chi ha, nel proprio paese, una legge maggiormente libertaria potrà accedere più facilmente alle varie tecniche, invece chi vive in un paese con più grandi restrizioni dovrà spostarsi o non vi potrà accedere per questioni economiche, vediamo che già questo si sta verificando, ad esempio verso la Spagna.

Rispetto alla fecondazione eterologa, non si comprende appieno il non accettarne la possibilità, dato che anche nell’adozione abbiamo un figlio di padre sconosciuto e non per questo non potrà essere amato ed educato in piena coscienza e attenzione, la responsabilità verso i figli dovrebbe prevalere sul dato meramente biologico, inoltre il principio di naturalità non è enunciato a livello di Costituzione invece è ammesso per trattato dell’U.E.

Si creerà un turismo creativo europeo per le differenti leggi esistenti, (art 59 e 60 U.E.) che prevedono la libera circolazione dei servizi, compresi quelli sanitari (per chi vi potrà accedere), in disaccordo con l’art. 3 della C.I. che afferma i principi di uguaglianza tra i cittadini.

 


 

Sulla legge 19 febbraio 2004, n. 40
“Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”
(seconda ed ultima parte)

 Quale poteva essere il percorso per arrivare ad una legge discussa in modo più collegiale?

 · Si sarebbe dovuto identificare a priori i reali valori della collettività
· Verificarli e ricondurli sulla base della Costituzione Italiana
· Redigere delle regole che valgano per tutti
· Contemperando i valori riconosciuti maggioritari con quelli minoritari ed individuali
· Invece di una legge, poteva essere seguito il percorso di una regolazione della materia da parte di un’autorità amministrativa indipendente, (che avrebbe avuto più flessibilità di giudizio anche in conformità a un superamento della legge dovuta alla ricerca biologica)
· Si sarebbe dovuto tener conto delle scelte di ogni individuo (art.32 Cost. Italiana) e del rispetto delle convenzioni religiose differenti dalla religione cattolica (art. 8, 19 C.I.)
· Rispetto qualità della vita, di tutti gli attori nella legge, anche il padre e la madre
· Si sarebbe dovuto tener conto di vari articoli costituzionali: art.31 comma 2 sulla protezione della maternità; art.13,32 diritto alla vita e salute della donna gestante; art.2 libertà di procreare; art.14,15 sulla libertà del matrimonio e sul fondare la propria famiglia e sul rispetto della vita privata; art.13 comma 1 l’impianto di un embrione malato confligge con il diritto alla procreazione (di un figlio sano); art.9,33 libertà della ricerca scientifica; art.3 l’impianto di tre embrioni confligge con il canone di ragionevolezza che deve informare le scelte del legislatore; art. 32 sul trattamento sanitario obbligatorio nel limite del rispetto della dignità umana; con la decisione della Corte Costituzionale sul diritto della salute della madre prevalente sulla vita (diritto) dello embrione; dell’art. 12 Convenzione europea sui diritti dell’uomo
· Occorreva informarsi sul contrasto con la legge sulla interruzione di gravidanza, per quanto riguarda i danni causati alla madre, anche di tipo psicologico con l’impianto di un embrione malato
· Un buon sistema giuridico non proclama valori irrealizzabili che spingono alla fuga, alla clandestinità, all’espatrio, alla cancellazione di fatto della regola enunciata

Com’è impostata la legislazione inglese in materia? Legge 145 del 28/03/2001

La legge inglese vieta l’impianto di gameti non umani rispetto alla donna e viceversa, vieta espressamente la clonazione (a differenza di quello che afferma Ratzinger, le varie leggi inglesi, francesi, americane, italiane et. vietano assolutamente la clonazione umana), la ricerca è consentita solo per fini terapeutici e procreativi e non a fini sperimentali di ricerca considerati pericolosi e costosi, è vietata la selezione eugenetica, vi è il divieto alla brevettazione di biotecnologie, l’uso degli embrioni deve essere eliminato quando si può fare ricerca sulle cellule staminali.

 I fautori del “SI”

Si rileva che gli scienziati, d’accordo sullo sviluppo della biotecnologia, vedono le sue possibili conquiste come modalità per risolvere problemi differenti nel mondo, senza nemmeno cercare al momento della riflessione altre vie per affrontare questi problemi.

Ad esempio Maurizio De Tilla – Coordinatore della Fondazione Veronesi – dopo aver analizzato il problema della sovrappopolazione mondiale, della possibilità di disastri biologici e della scarsità di risorse, risolve il tutto con l’utilizzo delle biotecnologie; Gilda Ferrando – Ordinario del diritto privato Università di Genova – dopo avere affermato che le cause della sterilità e dell’infertilità (in costante crescita) possono essere di natura fisica, ma anche di natura psicologica ritiene valida come unica possibilità per superare queste difficoltà, ancora una volta la biotecnologia e non le vengono per nulla in mente altri percorsi, tra cui una vita sana sia dal punto di vista alimentare ed ecologico sia dal punto di vista emotivo e della realizzazione dell’essere.

Chi è d’accordo sulla biotecnologia è portato a sopravalutare i risultati nel campo delle ricerche biotecnologiche.

Anche a sinistra si rilevano dubbi sull’idea che bisogna procreare a tutti i costi, anche utilizzando la legge, in questo modo si tralascia l’attenzione ad una vita sana, nella salute e mentale e non si tiene conto, adeguatamente, della possibilità dell’adozione o dell’affidamento.

In un’altra concezione della legge si sarebbe potuto (almeno) considerare:

 · Di arrivare ad una nuova legge previo un percorso d’analisi (Convegni di studio, pubblicazioni) considerando prima i punti su cui vi può essere maggiore accordo
· Le coppie fertili, ma con malattie genetiche che oggi non possono accedere alla procreazione assistita
· Si sarebbe potuto considerare la fecondazione eterologa
· Si sarebbe potuto considerare l’utilizzo degli embrioni non più vitali

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 In definitiva alla stesura della legge avrebbero dovuto partecipare solo forze politiche e sociali che non hanno finalità differenti dal principio della legge, ad esempio la chiesa e i partiti che si rifanno alla sua dottrina, AN, Fondazione Veronesi avrebbero dovuto essere esclusi.
Sulla base delle varie analisi la legge dovrebbe essere variata per quanto riguarda la ricerca scientifica, solo per quello che riguarda la procreazione assistita, ma con possibili ricerche sulle cellule staminali la ricerca sull’embrione dovrebbe cessare, la fecondazione eterologa dovrebbe essere permessa, si dovrebbe eliminare il limite di tre embrioni e l’obbligo di trasferirli e revocare il divieto del loro congelamento, cancellare la norma che equipara i diritti dell’embrione con la madre. Occorrerebbe pensare che, forse, l’attesa della nascita di un bimbo/a è la possibilità che venga data a chi già vive, alla madre, per una maternità più dolce.

Bibliografia e altro:

– La fecondazione assistita – Riflessioni di otto grandi giuristi – Fondazione Umberto Veronesi Fondazione Corriere della sera; supplemento al Corriere RCS 2005
– Comitato Scienza & Vita Opuscoli e Internet
– FISC – Federazione Italiana Settimanali Cattolici – Opuscolo
– Comitato per il Sì al Referendum – Nascere – Guarire – Scegliere

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Bisognerebbe, inoltre, andare a riflettere insieme su queste violenze, uomini e donne e affrontando la nostra discultura !!!
Affrontare il problema del mito della bellezza che crea tante sofferenze soprattutto fra le donne ! Saper collegare l’aumento delle violenze con la crisi economico – sociale???
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/29/lucciole-per-lanterne-crisi-economica-o-diseguaglianza-sociale/795368/
, la maggioranza dei partiti che hanno partecipato alle manifestazioni, in parlamento e a livello locale ( regionale, provinciale, etc. ) attuano una politica che aumenta le difficoltà lavorative, sanitarie etc. e le disparità sociali.

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 Nelle notti d’auto

Notte.
Donna, voce lontana
di un caldo paese,
con un bimbo nel tuo grembo,
accolta da un crudele “no”
il tuo bimbo hai perso.

Sconvolti rimaniamo!
Ma quante morti,
quanta fame,
quanti giovani alberi?

Se liberassimo le moltitudini
proteggeremo lei!
Se proteggessimo lei
libereremo le moltitudini!

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http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/05/te-do-io-lonu14-piaga-sempre-aperta-degli-abusi-sessuali/676990/

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